Luke Rathborne: trovare il successo fai-da-te nell’era dello streaming

Luke Rathborne: trovare il successo fai-da-te nell’era dello streaming
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Indipendente una volta significava “non può essere messo sotto contratto” o “non abbastanza buono” o “nessuno ascolterà le mie cose”, ma con l’enorme crescita dello streaming ed un botto di strumenti che consentono agli artisti di fare tutto da soli, “indipendente” è diventato un distintivo d’onore e, ancora più importante, una carriera sostenibile per i creatori di musica.

Luke Rathborne è un musicista indipendente per scelta. Perché? Perché nell’odierna industria musicale, ormai, funziona così…

Il cantautore newyorkese (via-Maine) offre un suono irresistibile che cattura i sogni ad occhi aperti, fluttuanti tra la camera da letto ed il garage. Un suono levigato che rimane nella tua testa, anche molto tempo dopo che le valvole dell’amplificatore si sono raffreddate.

Ma è la carriera di Rathborne come artista indipendente che gli permette di creare musica umana ed organica. Non ci sono barriere tra Rathborne e te, l’ascoltatore. Nessun intermediario. Solo lui ed il suo suono. Il suo viaggio dalle punk bands e dalla radio del college nel Maine ha portato ad un corpo di lavoro che ha rappresentato una visione: mettere la sua musica davanti a quante più persone possibili, alle sue condizioni.

Rathborne ha fatto proprio questo. Una combinazione di auto-pubblicazione, auto-promozione, autogestione e praticamente ogni altro “auto” che puoi pensare ha permesso a Rathborne di mantenere il controllo della sua musica e preservare il “self” dietro il suono. Raccogliendo oltre 10 milioni di streams su Spotify lungo il percorso. Sono artisti fai-da-te come Rathborne ad ispirare LANDR Promolinks, uno strumento che consente all’artista di condividere i propri streaming links su un’unica pagina.

L’immagine presente e futura del musicista indipendente moderno potrebbe davvero essere ispirata dalla sagoma di Rathborne. Ci siamo incontrati con Rathborne per scoprire come ci è riuscito, perché la tua migliore risorsa sei proprio tu come persona e come un nuovo modello per “farcela” stia emergendo dalla rivoluzione dello streaming.

Chi sei, da dove vieni, e come hai iniziato?

Sono cresciuto nel Maine e ho suonato in gruppi punk dall’età di dodici anni. Ho avuto accesso ad una stazione radio locale del college e ho realizzato che c’era anche uno studio di registrazione. Da lì, mi sono interessato al registrare musica e volevo assolutamente farlo. Mi sono reso conto che se avessi avuto un programma radiofonico, esso mi avrebbe dato accesso al retrobottega e avrei potuto usare lo studio di registrazione. Mi ci sono voluti probabilmente 2 anni. Ed è così che ho realizzato il mio primo disco in assoluto: After Dark.

Dopo essermi diplomato al liceo mi sono trasferito a New York e After Dark è stato il disco che ho usato per iniziare tutto nella mia carriera musicale. Da quel momento in poi ho continuato a creare e registrare dischi tutto il tempo, con i produttori e talvolta contribuendo ad altre produzioni.

È allora che è iniziato il tuo approccio DIY alla musica?

Sì, facciamo fast forward da tutto ciò e alla fine ho creato un’etichetta chiamata True Believers che ha pubblicato il mio disco chiamato Soft, ed alcuni altri singoli. Quel disco è andato molto bene in quella che definirei “la nuova piattaforma musicale:” streaming e tutti quei “nuovi” modi di scoprire ed ascoltare.

Ma per fare tutto questo lavoro ho anche fatto un sacco di touring in Europa e negli Stati Uniti. Più musica pubblicavo, migliori idee avevo su come promuovere un album, come organizzare un tour dell’album, come pubblicare un album, o semplicemente come coinvolgere e farmi ascoltare, dalla gente.

Mi incontravo con A&Rs e discografici, ma per me ha sempre avuto più senso auto-distribuire e auto-pubblicare. Ho provato diversi approcci e fatto uscire alcune cose con altre persone, ma alla fine torno sempre a fare tutto da solo.

TU STESSO hai inevitabilmente più tempo per le tue cose. Ci sono diverse circostanze che vanno e vengono, ma alla fine, come musicista, ho sempre pensato che avrei fatto comunque tutte queste cose per me stesso.

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“Finirai per andare oltre perché non devi fare affidamento su un centinaio di persone diverse per ciò che alla fine dipende solo da te.”

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Quindi ti avvicini alla tua musica sapendo che sarai sempre in grado di prenderti la migliore cura di te stesso se riuscirai a metterti in quella posizione?

Assolutamente, la psicologia del contare solo su te stesso è piuttosto differente. Finirai per andare oltre, perché non devi fare affidamento su un centinaio di persone diverse per quello che alla fine dipende solo da te.

Il tuo ultimo singolo è stato registrato al Philip Glass’ Studio. Com’è stato quel processo e come è successo?

Lavorare al Looking Glass è accaduto in modo abbastanza organico. Mi sono imbattuto nello studio mentre cercavo di sistemare un microfono. Il tecnico era in studio quando andai ad incontrarlo, così mi misi a lavorarci attraverso proprio quello.

Questo è anche il modo in cui ho lavorato con i membri della Brooklyn Philharmonic. Volevo davvero clarinetti su una traccia. Attraverso i contatti in studio ho potuto richiedere una sezione di fiati. Hanno detto “ecco tutti i clarinettisti che ci sono in città” (ride).

I musicisti con cui sono riuscito a connettermi da quella lista sono alcuni dei musicisti più incredibili al mondo. Non solo fiati, abbiamo finito per suonare con Julia Kent al violoncello, Tahrah Cohen alla batteria e Maxim Moston al violino. Sessioni del genere. Queste persone sono dei veri geni!

Come pensi che la distribuzione fai-da-te possa aprire possibilità per artisti come te.

Penso che la distribuzione digitale sia diventata il metodo più importante per mettere la tua musica di fronte ad un pubblico.

Distribuire fisicamente un’uscita è importante, ma dove lo distribuirai fisicamente? Non andrà più alla Tower Records. Quei giorni sono finiti. È importante per tutti i musicisti iniziare a vedere il digitale come il più importante percorso di distribuzione.

Penso che con LANDR si ponga l’accento nel mantenere i diritti d’autore, che è estremamente importante se stai cercando di farcela da solo. Un servizio del genere è fondamentale se lo fai da solo.

Con i servizi di streaming, gli artisti inizieranno a scoprire che è davvero un paesaggio completamente nuovo e che c’è un modo per monetizzare la tua musica.

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“Più musica pubblicavo, migliori idee avevo su come promuovere un album, come organizzare un tour dell’album, come pubblicare un album.”

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Come hai fatto a far funzionare piattaforme come Spotify per te stesso? Come lo spiegheresti ad un musicista che aspira allo stesso obiettivo?

Uno dei motivi per cui ho sempre curato le mie uscite e la mia distribuzione è che puoi incontrare sempre un sacco di “no, grazie” e rifiuti. Puoi scegliere di sentirti definito da quel rifiuto. Ma allo stesso tempo c’è sempre quella voce dentro di me che dice “mi connetto così profondamente a tutto questo che so per certo che anche altri lo faranno”.

Il problema con il coinvolgimento di altre persone è che solo tu puoi capire quella voce interiore. Farlo da solo ti permette di fidarti della mentalità che c’è qualcosa di valore lì che vale la pena condividere.

Lo guardo come se stessi scavalcando una specie di buffer o persona intermedia che potrebbe finire per dirti che non puoi fare qualcosa, o che la tua arte non è praticabile.

Essere la mia etichetta è sempre stato basato sul fidarsi dell’idea che l’intuizione artistica ha valore. Entrare nella tua musica credendo con passione in qualcosa che hai fatto è sempre meglio che affrontarlo con un sacco di diverse priorità e motivazioni. Alla fine, sei tu la tua migliore risorsa.

In pratica può essere semplice come ‘devi fare musica davvero buona’. Mette l’accento sull’importanza di creare e fare musica in cui credi. Devi concentrarti sui fans e trovare i modi per mettere la tua musica di fronte alle persone a cui importa. Questo sarà di nuovo il tuo lavoro!

“Alla fine, sei tu la tua migliore risorsa.”

Pensi che il gusto e il passaparola siano diventati più importanti allora?

Il fatto che la musica sia stata democratizzata è molto bello. Questo è ciò che intendo per te stesso come il tuo miglior bene. Qualcuno in un piccolo locale ti guarderà e vedrà solo TE. Non un intermediario che ti rappresenta. È molto più umano.

La democratizzazione è diventata a proposito di una musica buona piuttosto che solo business. È un grande momento adesso per questo. In passato il “business” avrebbe avuto una priorità su quella vera connessione umana genuina con la musica di cui finalmente possiamo godere di nuovo.

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Quindi qual è il fattore-chiave che stai cercando di ottenere da solo?

Il mio obiettivo è sempre stato lo stesso: far arrivare le canzoni che sto facendo di fronte a quante più persone possibili. Mi sono sempre sentito come certe canzoni, canzoni nei back catalogues cui torno sempre; è una cosa buona e giusta da fare. Penso che se quelle canzoni fossero disponibili mi potrebbero aiutare, quindi il mio materiale disponibile per il maggior numero possibile di persone darà alla mia musica una miglior chance di aiutare le persone stesse.

È l’idea della tua autoespressione, di fare ciò in cui credi e l’opportunità per le altre persone di rispondere a questo. Non è più un sogno folle pensare di poterti mantenere lontano da quella connessione. Questo è l’ultimo sogno.

Oggi posso creare un corpo di lavoro e sapere che ci sarà un disco che uscirà l’anno prossimo, ma nel senso immediato posso concentrarmi sul rilascio di singoli e giocando con la formula di farli incontrare alle persone che aiuteranno in maggior parte.

Non so se proviene dalla musica punk o qualcosa del genere, ma mi dà tanta soddisfazione ottenere qualcosa che qualcuno ha detto che non avrei mai potuto fare. Mi concentro così tanto.
Lo streaming è quasi lo stesso dell’energia F-U che si ottiene quando alcuni locali ti dicono che non faranno il tuo show, quindi dici “ok bene allora affitteremo una chiesa e faremo lo spettacolo lì”.

In questo momento per il rilascio della musica non esiste un produttore di regole in grado di dirti dove qualcosa dovrebbe o non dovrebbe andare. Puoi definire ciò che vuoi.

Quello sarà sempre il mio ethos nel bene o nel male: senza limiti. Inevitabilmente questo ti renderà un vero artista indipendente perché è una mentalità molto indipendente. Questo approccio finisce per significare di più per le persone. Con le porte che lo streaming ha aperto, puoi trasformare questa mentalità in una carriera.

Ascolta Luke Rathborne nella sua LANDR Promolinks page. Segui Luke su Spotify, Instagram e Twitter.

Fotografia di Landon Speers.

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